MEDIATHEK

Una notte molto fredda, di quelle per cui subito si pensa che da lଠin poi non sarà  più come prima, un freddo che nemmeno è possibile ricordarlo il caldo, com’è fatto. Le parole escono congelate e sbattono dappertutto, colpiscono e feriscono come se già  non fosse abbastanza dura cosà¬; i pensieri si arenano nel ghiaccio e rimangono là¬, in trasparenza, brevi perché per il tanto freddo non si sono conclusi, raggomitolati in cerca di calore o perché gli si è gelata la coda per poi cadere. In questa giostra di neve anche il cuore è paralizzato, vedo tutto il male e non reagisco, sento le grida ma non ascolto, vedo crescere i mostri e mi nascondo. Il ghiaccio si squaglia e gli orsi annegano, devo uscirne, allontanarmi, scavalcare, correre veloce, sciogliere il sangue. Bisogna saltare dai ghiacci alla terra, rivedere erba animali fiori colori ….devo sorprendere questo freddo per una volta, lui si muove lentamente, il suo cuore è talmente lontano, il mio invece è qui sotto pochi muscoli irrigiditi. Non resta che trovare un punto di calore e da lଠcominciare a colare. La realtà  di questa stanza non è meglio di un incubo, sopravvivere a tutto quello che ancora fuori muove dolore fame e paura non è meglio del ghiaccio e del freddo. I sentimenti sono congelati e la sopravvivenza è un fatto personale; tutto è a pezzi, azzoppato, ferito, crepato dentro e fuori, anche gli oggetti che restano. Abitiamo questa terra senza amarla, ci facciamo del male senza accorgercene, ci facciamo del bene senza chiederci se il nostro bene non è per caso il male di qualcun’altro. Ma tutti d’un pezzo ci portiamo avanti, non ci lasciamo andare, lasciamo indietro cocci e trasciniamo fantasmi, come l’auto di un matrimonio andato a male. Piuttosto sognare. Oppure trovare un punto di calore e da lଠcominciare a colare. Perché si muore, di coerenza. frm